Restauro Reggia di Caserta

Committente:

Committente: Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Turismo – Direzione Regionale

Opera:

Restauro delle facciate interne ed esterne, finalizzato alla fruizione in sicurezza e alla valorizzazione del complesso Vanvitelliano

Categoria:

OS18A

Attività:

L’intervento ha riguardato il restauro e recupero degli elementi maggiormente a rischio di perdita di parti significative, con particolare attenzione agli aspetti manutentivi. Il controllo sugli elementi lapidei a maggior rischio di cedimenti è stato effettuato con l’ausilio di innovative tecnologie basate su supporti informatici. L’appalto è stato integrato con due successivi interventi per opere complementari, finalizzate alla messa in sicurezza

Il monumento e le premesse

La Reggia di Caserta, riconosciuta nel 1997 Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, rappresenta, secondo una classifica stilata dal Touring Club, l’ottavo museo italiano e uno dei trenta siti più visitati in Italia.
Le facciate, che ricoprono una superficie completa interna ed esterna di circa 74.000 mq, e realizzate in pietra di Bellona, marmo di Carrara e laterizi, nel 2012 sono state oggetto di due crolli accendendo i riflettori sullo stato di degrado della loro decorazione architettonica.

Fenomeni analoghi di distacco, pur se di minore entità, avevano indotto, già nel 2010, la Soprintendenza di Caserta a commissionare al Centro Regionale di competenza per i Beni Culturali della Seconda Università degli Studi di Napoli, indagini non invasive a campione sulle facciate per indagare le cause del degrado.
Le indagini Georadar, la termografia ad infrarossi, l’endoscopia e gli studi condotti hanno consentito di analizzare in dettaglio la tipologia del rivestimento, il suo stato di conservazione, la presenza di eventuali anomalie e di elementi metallici.
La consulenza dei funzionari dell’Istituto Centrale per la Conservazione e il Restauro hanno individuato le operazioni preliminari alla redazione del progetto di intervento conservativo sulle facciate interne ed esterne dell’edificio, completando poi quella che venne definita la mappatura del degrado dell’opera.

Gli interventi

E in base a questa mappatura, all’indicazione delle attività da compiere per la risoluzione delle criticità sono stati eseguiti, per paramento lapideo/ cortina laterizia/ parti intonacate i seguenti interventi:

  • disinfezione da colonie di microrganismi
  • rimozione di depositi superficiali coerenti
  • concrezioni
  • incrostazioni e macchie solubili
  • rimozione di crosta nera
  • ristabilimento della coesione nei casi di disgregazione
  • rimozione meccanica di tutti gli elementi metallici non originali
  • trattamento per l’arresto dell’ossidazione
  • rimozione o assorbimento di ossidi metallici
  • rimozione meccanica di stuccature eseguite durante interventi precedenti
  • stuccature e stilature dei giunti
  • protezione finale
  • trattamento finale
  • ristabilimento strutturale dell’adesione
  • microstuccatura
  • revisione cromatica
  • rimozione di tratti degradati di paramento antico
  • consolidamento mediante iniezioni
  • ricostruzione delle parti mancanti
  • stuccature di fratturazioni e microfratturazioni
  • tinteggiatura delle superfici

Migliorie e innovazione

La vera innovazione dell’intervento sul Palazzo Reale di Caserta è stata rappresentata dagli interventi proposti e realizzati in collaborazione con i partners partecipanti alla gara. Sono state redatte relazioni su diagnosi e prognosi degli elementi decorativi dell’angolo sud-ovest delle facciate e sui risultati delle indagini afferenti al rilevamento delle discontinuità presenti sul paramento lapideo del settore orientale e meridionale della Reggia di Caserta.

Le attività di miglioria offerte in sede che di gara hanno completato il quadro degli interventi attraverso l’esecuzione di microperforazioni di cui all’estratto di procedura/schede che seguono

Eliminare le cause del degrado necessitava anche di un’attività di prevenzione e programmazione realizzata attraverso un sistema di monitoraggio strutturale gestito da una piattaforma informatica sulla quale sono archiviate ed elaborate tutte le informazioni provenienti dai vari sensori applicati su specifici elementi architettonici considerati a rischio (Structural Health Management – SHM), un piano dei controlli clinici e diagnostici in fase preliminare, esecutiva e di collaudo finale, con l’acquisizione di dati chimici, fisici, storici e archivistici che, secondo uno schema di raffronto, forniranno gli elementi scientifici utili alle tesi e alle procedure operative e l’applicazione di tecnologie “wireless” che fanno uso di specifici sensori in grado di mantenere sotto controllo una serie di parametri che, confrontati con i dati acquisiti nel corso delle attività di restauro, darà le informazioni utili sullo stato di salute degli elementi sottoposti a controllo e permetterà di azionare i necessari interventi di protezione e manutenzione in casi di reale necessità.

Video

Quando i monumenti riprendono vita e luce